Il cambiamento climatico

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L’uso di combustibili fossili sta diventando un problema per la popolazione mondiale, anche dal punto di vista economico.

Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno alla nazione il 31 dicembre 2022 ha dichiarato: “L’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici.” (Fonte: Quirinale.it). Non avrebbe potuto esprimere il concetto di sostenibilità in maniera migliore, a mio avviso. È fondamentale parlare del cambiamento climatico in atto e non sottovalutarlo, da tutti i punti di vista. Anche da quello finanziario.

I molteplici danni dell’inquinamento

L’uso di combustibili fossili sta diventando un problema per la popolazione mondiale, anche dal punto di vista economico: senza intraprendere alcuna azione contro il cambiamento climatico, una recente ricerca di Deloitte, stima che l’economia mondiale potrebbe perdere 178 trilioni di dollari (mila miliardi) dal 2021 al 2070, pari al prodotto interno lordo del mondo per due anni. Senza contare che diverse nazioni o fasce della popolazione rimarranno bloccate in situazioni di povertà e sottosviluppo. La crisi climatica colpirà in maniera asimmetrica tutta la società, ed i gruppi più vulnerabili saranno quelli che pagheranno il prezzo più alto. Parliamo di gruppi quali: le donne, le persone con disabilità, le persone che vivono sotto la soglia di povertà, i lavoratori a bassa specializzazione, le popolazioni indigene.

Se lo status quo rimarrà inalterato, si prevedono anche conseguenze negative sulla salute delle persone. Le temperature in aumento e la scarsa qualità dell’aria potrebbero aggravare le malattie respiratorie, mentre piogge più frequenti potrebbero portare a scoppi di epidemie di malaria e febbre dengue.

Il cambiamento climatico da un punto di vista finanziario

Si stima che, per il 2030, i costi sanitari direttamente dipendenti dal cambiamento climatico raggiungeranno tra i 2 ed i 4 miliardi di dollari l’anno.

Da ciò è facile capire che il cambiamento climatico potrà avere effetti importanti anche sui rendimenti degli investimenti negli anni a venire. Un impatto che sarà sempre più rilevante nel tempo, ma che oggi non è ancora considerato nelle valutazioni di azioni, obbligazioni e materie prime. Valutarlo, ora, è importante per la costruzione di un portafoglio di investimento sostenibile in un’ottica di medio-lungo termine.
I rischi da calcolare
Per costruire un portafoglio di investimento in ottica di medio-lungo termine che tenga conto del cambiamento climatico in atto e della virtuosità delle aziende nel rispettare le disposizioni internazionali per una transazione verso un’economia più verde, è necessario innanzitutto, individuare quali rischi legati al cambiamento climatico potrebbero pesare sulle valutazioni delle diverse attività di investimento.

Rischio di disastri e rischi transizionali

Indicativamente si può dire che ne esistano principalmente due: il primo è il rischio di disastro climatico. Nessuna nazione verrà risparmiata dagli effetti del riscaldamento globale, con tutti i disastri naturali che ne conseguiranno, e che, incidendo negativamente su popolazioni e nazioni, porteranno distruzione, sofferenza, morte e perdita di biodiversità. Esistono molti tipi di disastri naturali: terremoti, siccità, inondazioni, tempeste, tsunami, tifoni, attività vulcaniche, temperature estreme, frane, slavine, valanghe, incendi, eccetera. Il secondo è il rischio derivante dal cambiamento dei modelli economici, di produzione, normativi e di tassazione, avviato a livello globale per ridurre le emissioni di carbonio. Per combattere i cambiamenti climatici, ridurre le emissioni di gas serra è cruciale, e la de-carbonizzazione è necessaria. Basta prendere come riferimento i combustibili fossili, i quali contribuiscono significativamente al cambiamento climatico, essendo responsabili di più del 75% delle emissioni di gas serra. È naturale quindi che le nazioni dovranno implementare leggi e normative che portino all’efficienza delle emissioni di carbonio ed a quote sempre maggiori di sfruttamento di energie rinnovabili. I governi di tutto il mondo saranno dunque costretti a sostenere spese pubbliche più elevate per favorire la transizione energetica e per rimediare ai danni provocati dai disastri naturali.

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