L’inflazione nel 2022 e nel 2023

L’inflazione è un tema che ci stiamo portando dietro dall’anno scorso. Se ne parla tutti i giorni, dopo molti anni è tornata protagonista.

L’inflazione ieri e oggi

Fino a qualche tempo fa, il tema principale che riguardava l’inflazione era il fatto che non cresceva, infatti, all’interno dell’Unione Europea non riusciva ad arrivare al 2%.

Viceversa, le chiusure legate al Covid e la conseguente ondata di de-globalizzazione che ne è seguita, hanno involontariamente implicato un ripensamento delle filiere produttive e delle catene del valore, aumentando automaticamente l’inflazione. Il 2022, poi, non è stato certo un anno come tutti gli altri. Già dalla seconda metà di febbraio, l’invasione russa dell’Ucraina ha stravolto il mondo sotto molteplici punti di vista. L’effetto più immediato si è avuto con un aumento del costo delle materie prime, e conseguentemente della vita. Soprattutto in Europa. Per questo il 2022 ha rappresentato un momento di grande discontinuità rispetto agli anni passati, con una performance dei mercati azionari ed obbligazionari straordinariamente negativa.

Non sappiamo quanto la de-globalizzazione si fermerà, ma possiamo di per certo intuire che finché ci sarà tensione a livello globale, presumibilmente l’inflazione rimarrà alto rispetto al passato. Ad ogni modo, non durerà per sempre. Il motore della globalizzazione si può inceppare, ma non spegnere.

Gli aspetti positivi dell’inflazione

Ma ci sono degli aspetti positivi nell’avere un’inflazione così elevata?

Ce ne sono, effettivamente, alcuni. Anche se, chiaramente, è un po’ come cercare un ago in un pagliaio.

Il primo è che quest’inflazione elevata ha depresso molto il costo degli strumenti finanziari, vale a dire di azioni ed obbligazioni, direttamente o indirettamente, tramite l’opera delle banche centrali. Per cui le condizioni di oggi, rispetto alle condizioni di investimento che avevamo un anno fa, risultano, paradossalmente, più convenienti: i tassi di interesse sono più alti, i titoli quotati nelle borse hanno prezzi più bassi. Tutto questo fa sì che ci sia un maggiore ritorno nell’investire. Chi investe in maniera distribuita nel tempo, vivrà la situazione attuale come un elemento positivo.

L’altra grande curiosità è legata alla storia, ai debiti degli stati sovrani ed all’inflazione.

Negli anni ’80, quando c’era un’inflazione molto elevata, si diceva che se l’inflazione fosse aumentata, il debito degli stati sovrani sarebbe diminuito. Infatti, l’inflazione alta dà un aiuto alla riduzione del debito in rapporto al prodotto interno lordo delle nazioni, facendo aumentare il valore del PIL nominale. Tutto questo, però, funziona solo fino a quando i tassi di interesse sul mercato saranno più bassi rispetto al tasso di crescita dell’inflazione. Le nazioni fortemente indebitate, come l’Italia, ne traggono quindi un certo beneficio.

Attese inflattive per il 2023

La domanda adesso è: cosa aspettarsi dal 2023? Certo, forse l’anno sarà volatile, in vista dei differenti periodi che abbiamo davanti, ma si spera, in un’ottica costruttiva, che il capitolo di revisione dei prezzi al rialzo e di cambiamento delle politiche monetarie da parte delle banche centrali rallenti, e vada un po’ attenuandosi, influenzando anche la spinta inflattiva attuale.