Lasciare il proprio denaro fermo sul conto corrente, così come sotto al materasso, significa perdere l’opportunità di proteggere il proprio patrimonio, per sé e per la propria famiglia.
Lasciare il proprio denaro fermo sul conto corrente, così come sotto al materasso, significa perdere l’opportunità di proteggere il proprio patrimonio, per sé e per la propria famiglia.
Una delle ragioni è per via dell’inflazione.
Ma esiste anche una nuova criticità da cui guardarsi: i tassi di interesse negativi applicati dagli istituti di credito sui depositi giacenti sui conti correnti, a causa delle scelte in termini di politica monetaria attuate dalla Banca Centrale Europea (BCE).
Tenere i soldi in banca, al netto dei costi di gestione del conto corrente e del conto di deposito, rende sempre qualcosa: gli interessi bancari.
Solitamente, quando si deposita del denaro nel conto corrente, la banca consente di percepire un tasso di interesse attivo, seppur minimo, sulla liquidità che si lascia in banca. Chi possiede un conto corrente guadagna quindi una piccola percentuale sui propri depositi.
Gli interessi costituiscono dunque la remunerazione del capitale depositato in banca, un compenso per i correntisti.
Dal punto di vista della banca, gli interessi rappresentano il costo per avere i soldi liquidi dei correntisti a disposizione, da concedere in prestito per i propri investimenti.
La Banca Centrale Europea, a partire dal giugno 2014 ha iniziato ad applicare tassi di interesse negativi sui depositi degli istituti di credito. Vale a dire che le banche, per depositare del denaro nella cassaforte della BCE, devono pagare. Negli ultimi anni, questi tassi di interesse hanno raggiunto gradualmente la quota dello 0,50%, rappresentano un costo vivo per le banche. In questo contesto, alcuni istituti di credito hanno cercato di rispondere alla problematica dei tassi negativi della BCE ribaltando sugli investitori finali una parte dei costi sostenuti per il parcheggio della loro liquidità presso la BCE stessa.
La scelta di alcuni istituti di credito italiani è stata quella di applicare, a partire da fine 2020, tassi d’interesse negativi sulle somme depositate dalla clientela, oppure, intervenendo su altre voci di costo, quali commissioni per giacenze medie mensili superiori a una certa soglia oppure maggiori costi di gestione del conto corrente.
Un investitore che lascia i propri soldi depositati nel conto corrente, di conseguenza, si vede erodere i propri risparmi non solo dall’inflazione ma anche dall’effetto economico dei tassi negativi.
Con i tassi negativi sui depositi applicati da diverse banche italiane, ecco che investire diventa anche una soluzione per svincolarsi da una situazione svantaggiosa, soprattutto per chi possiede giacenze ingenti.