Previsioni sull’aumento dei tassi di interesse

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L’inflazione in Italia ad agosto tocca il record dell’8,4%, percentuale che non si vedeva da dicembre 1985. Come si comporterà la Banca Centrale Europea per tentare di domarla?

L’inflazione in Italia ad agosto tocca il record dell’8,4%, percentuale che non si vedeva da dicembre 1985. Come si comporterà la Banca Centrale Europea per tentare di domarla?

La BCE verso l’aumento dei tassi di interesse

È chiaro che la Banca Centrale Europea va sicuramente verso un aumento significativo dei tassi di interesse a settembre 2022. I mercati stanno già scommettendo che il rialzo potrebbe essere dello 0,75%. Tuttavia la BCE non si è sbilanciata sull’entità del rialzo dei tassi di interesse, il quale, presumibilmente, dipenderà molto dai risultati macroeconomici dell’Eurozona.   

La situazione è alquanto delicata. In passato la Bce ha effettuato scelte di politica monetaria discutibili, con il solo intento di controllare l’inflazione. In particolare nel 2011, quando sono stati alzati i tassi in un momento in cui l’economia iniziava a dare segni di cedimento sul lato dei consumi, creando nervosismi che sono sfociate nella crisi del debito sovrano (uno fra tutti, il caso “Grexit”).

Una fase di rialzo dei tassi in Europa, in un momento in cui i consumi potrebbero rallentare, anche per l’effetto della guerra Russia-Ucraina, potrebbe creare una crisi dei mercati.

Titoli per proteggere il portafoglio

Solitamente, in periodi di inflazione si guarda ai titoli industrialifinanziari e materie prime, per proteggere il portafoglio. Questi comparti sono spesso in crescita superiore rispetto a tutto il mercato nel suo insieme, ma potrebbe non accadere in questo periodo storico e con questo quadro geopolitico. Il settore finanziario Europeo sta soffrendo della guerra in Ucraina, per via degli stretti rapporti con le banche russe, ora saltati o gravemente minati. Il settore del gas e del petrolio si trovano in una situazione analoga, perché la dipendenza Europea dalla Russia ha danneggiato gli aumenti di cui queste azioni avrebbero beneficiato.

L’Europa, quindi, in un contesto di costi delle materie prime alle stelle, dollaro forte, zero crescita economica, potrebbe andare in stagflazione. E contrastarla è un’operazione non da poco: le banche centrali dovrebbero aumentare i tassi di interesse, diminuendo la massa monetaria in circolazione.

È chiaro che l’Italia, avendo un rapporto debito/Pil tra i più ingenti al mondo, si ritroverebbe con un rilevante incremento del costo del debito pubblico con l’aumento dei tassi di interesse.

Inoltre, l’Italia dovrebbe intervenire almeno su altri due versanti: la drastica riduzione della spesa corrente ed il taglio della pressione fiscale, unici strumenti efficaci in grado di stimolare i consumi, ma non di facile attuazione.

Bisogna vedere dunque se gli strumenti a disposizione degli istituti centrali siano adatti ad affrontare le pressioni inflazionistiche legate all’attuale innalzamento dei prezzi.

Obiettivi di crescita inflazionistica sostenibile

Altro punto particolarmente sensibile è l’obiettivo di mantenere l’inflazione al 2%. Le banche centrali stanno attualmente valutando se alzarlo al 3% potrebbe dare loro maggiore flessibilità per guardare oltre le crisi attuali e sostenere l’economia.

Dunque, non ci resta che aspettare la diffusione dei numeri su PIL e disoccupazione in Eurozona, diffusi il prossimo 7 settembre e la successiva riunione dell’Eurotower dell’8 settembre.